2024

ANNALI SEZIONE GERMANICA, ANGLISTICA XXI, 1-2 ATTI DEL I CONGRESSO NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DI ANGLISTICA RELAZIONE DEL PRESIDENTE AL I CONGRESSO NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DI ANGLISTICA Roma, 27 – 29 aprile 1978

II primo Congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Anglistica si propone di dimostrare concretamente – o forse, più cautamente, si potrebbe dire di saggiare – i1 livello scientifico raggiunto dalla ricerca nel campo del­l’anglistica in Italia; un livello che – se mi è consentito di esprimere un’opinione personale ma che credo ampia­mente condivisa – ha ben poco da invidiare, per impegno, per ricchezza di contributi, per risultati, a quello raggiunto nel medesimo campo negli altri paesi non anglofoni, ed anche in quelli di cultura inglese. L’unico settore in cui siamo restati indietro rispetto agli altri paesi è stato nella capacità di far conoscere il nostro lavoro al di là dei con­fini dell’Italia – ed è uno dei compiti primari della nostra Associazione l’ovviare a questa deficienza. Il Consiglio Direttivo dell’Associazione, riconoscendo la dignità e originalità scientifica raggiunta dalla ricerca non soltanto nel campo letterario ma anche in quello più specificamente linguistico, ha ritenuto di articolare gli in­terventi a1 Congresso in due sezioni distinte e parallele – letteraria e linguistica –, scegliendo tematiche circo­scritte sul piano diacronico. Va detto subito che la ristret­tezza del tempo ha costretto il Direttivo ad una imposta­zione poco elastica: il quadro di cui disponeva al momento ultimo per prendere decisioni in merito alla strutturazione del Congresso era ancora molto incompleto e frammen­tario. Spetterà alle consultazioni con tutti i soci, che avremo nei prossimi due giorni, fare proposte sia sui conte­nuti che sulle forme che dovranno assumere i congressi futuri – forme e contenuti – che potranno essere molto diversi da quelli di oggi (si potrà pensare, per esempio, a congressi con poche relazioni, tenute per invito anche da studiosi stranieri, con ampio spazio per il dibattito). In questo primo Congresso, tenendo conto degli inte­ressi dichiaratisi nella produzione scientifica di molti mem­bri dell’Associazione, si sono voluti privilegiare i temi dello sperimentalismo caratteristici del Novecento, sia nella pra­tica letteraria che nella riflessione linguistica. Di qui la scelta: «Sperimentalismo e innovazione nella letteratura inglese contemporanea» per la prima sezione; «Aspetti teorici e sperimentali della ricerca sulla lingua inglese» per la seconda. E’ un modo di fare il punto sullo svolgi­mento della ricerca in due campi, sia pur limitati, che rientrano in modo preminente negli interessi dei membri dell’Associazione. Ho parlato finora soprattutto della ricerca; ma questo non è l’unico obiettivo di un’Associazione come l’AIA. Mi sia consentito di approfittare di questa occasione per trac­ciare sinteticamente la storia della nascita dell’AIA e per fare un bilancio sommario dell’attività svolta nel suo primo anno di vita, indicando così le linee d’azione lungo le quali l’AIA si muove e almeno alcuni degli obiettivi vicini e lon­tani che intende perseguire. Proprio per il coordinamento della ricerca si costituì negli anni sessanta, sotto gli auspici del Consiglio Nazio­nale delle Ricerche, una prima Associazione Italiana di An­glistica. Si trattava di un gruppo ristretto di cattedratici, e occorre dire che furono allora impostate, con la collabo­razione di varie sedi universitarie, ricerche assai fruttuose, come quelle sui fondi di anglistica nelle biblioteche e negli archivi italiani, o sulla fortuna di Shakespeare in Italia, i cui risultati seguitano tuttora ad apparire. Tuttavia, so­prattutto dopo il 1968, i vari progetti di ricerca prosegui­rono indipendentemente l’uno dall’altro, grazie all’iniziativa, certamente encomiabile, di singoli docenti e ricercatori; contemporaneamente, a seguito della liberalizzazione degli accessi all’Università, gli Istituti e i docenti di anglistica erano assoggettati a formidabili pressioni per la moltipli­cazione del numero degli studenti, con esigenze che a prima vista sembravano interferire e addirittura opporsi all’im­pegno della ricerca – esigenze che le già fatiscenti strut­ture universitarie esistenti non erano assolutamente in gra­do di affrontare. I provvedimenti urgenti del ’73, mai in­tegralmente attuati, se da una parte diedero l’illusoria im­pressione di incrementare i ranghi di docenti e ricercatori (e in effetti permisero l’acquisizione di nuove leve di stu­diosi di merito), dall’altra accentuarono e quasi istituzio­nalizzarono la condizione di precarietà in cui l’Università versa ormai da tanti anni. Tale condizione fu sentita e si sente in maniera particolarmente grave nell’ambito della lingua e letteratura inglese per la ragione già indicata, ossia per l’enorme afflusso di studenti che vedono nell’inglese uno strumento indispensabile per accedere ad un qualsiasi sbocco professionale. Nell’ottobre del 1975, in una riunione promossa ancora una volta dal C.N.R., i docenti universitari d’inglese, fra i quali molti della nuova generazione, il cui genuino entu­siasmo era perennemente frustrato da una stagnazione am­ministrativa e organizzativa che dura tuttora, cercarono di riannodare le fila del discorso sulla ricerca e sul suo coor­dinamento. Ci si rese subito conto in quella sede che, se da una parte esistevano in abbondanza le forze per dare nuovo impulso alla ricerca, dall’altra il limitarsi ad una funzione di coordinamento sul piano nazionale sarebbe sta­to un chiudere gli occhi al compito primario del docente di anglistica in quella che ormai – bene o male – era di­venuta un’Università di massa, e dunque un’Università di­versa – un’Università che aveva bisogno di un radicale rinnovamento se voleva tentare di rispondere ad esigenze che si erano già dichiarate in maniera drammatica, e non in Italia soltanto, alla fine degli anni Sessanta, e alle quali le forze politiche e amministrative, con tutta la buona vo­lontà, non avevano fornito neppure l’ombra di una risposta. La domanda che gli anglisti dovevano porsi non era quale ricerca o ricerche perseguire, ma perché perseguirla – e in quale contesto. Insomma, riconoscendo la funzione di­dattica dell’Università (e particolarmente nel nostro campo, delle lingue e letterature straniere) – funzione innegabile, ma condotta in condizioni di estremo disagio per le gra­vissime carenze istituzionali –, l’unica via aperta apparve quella di approfondire lo studio del rapporto fra didattica e ricerca, di accertare lo spazio della ricerca nell’insegna­mento, soprattutto in vista di nuove strutture universitarie: in primo luogo il Dipartimento, una struttura all’interno della quale non può esistere didattica senza ricerca o vice­versa. Una commissione ristretta fu incaricata di preparare un convegno nazionale degli anglisti con un duplice fine: dibattere innanzitutto questa tematica, cercando di arrivare a proposte concrete e comunque a evidenziare l’estensione del problema e a puntualizzarne i momenti essenziali; in

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